In questo primo articolo di questo blog voglio raccontarti la mia storia personale, la storia di come ho creato e sviluppato il mio negozio, un mercatino dell’usato, trasformandolo da una bancarella improvvisata ad una attività imprenditoriale conosciuta e frequentata oggi da moltissimi clienti.
MAI avrei pensato di rimanere senza un soldo, e di toccare il fondo.
Mi erano rimaste le monete, si e no qualche centesimo. La spia della riserva lampeggiava già da quattro giorni e molto presto avrei sentito la mia auto singhiozzare. Dovevo mettere benzina, o sarei rimasto a piedi.
Ho inserito dieci euro, ed erano gli ultimi che avevo. Speravo di ricevere quella telefonata, speravo che qualcuno mi chiamasse e mi dicesse“Domani si lavora, puoi scendere”, ma fuori pioveva, pioveva e non smetteva.
E quando pioveva non si poteva lavorare. Non si poteva camminare in quei campi, non li potevo guadagnare quei dannatissimi trentacinque euro che mi servivano più di ogni altra cosa.
Non era la prima volta, mi succedeva spesso, oramai mi ci ero abituato. E ogni volta che mi succedeva, sapevo di poter contare su colui che mi aveva messo al mondo e che non mi ha mai negato nulla.
Lo chiamai, gli dissi che stavo attraversando le mie ennesime difficoltà, e gli chiesi di prestarmi un po’ di soldi.
Ma quella volta non ne aveva neanche lui, voleva davvero tendermi una mano ma quella volta non poteva farlo.
Ed io volevo sprofondare, rimpiansi in un istante di aver preso quella decisione, volevo fare un tuffo nel passato e recuperare tutto ciò che avevo e che oramai avevo perso.
Avevo compiuto da poco 18 anni quando decisi di prendere in mano la mia vita e di trascorrerla in un luogo totalmente diverso da quello in cui ero nato e cresciuto.
Abitavo con i miei genitori, come un normalissimo adolescente, e in quel posto non mi mancava nulla, avevo un buon lavoro, pasti gratis, un tetto per dormire e molti amici con i quali trascorrevo le serate.
Avevo però la mia visione astratta del paesino in cui vivevo, mi era diventato stretto, ero stanco della mia routine, volevo viaggiare, esplorare posti nuovi e conoscere persone nuove.
Quando sei poco più che maggiorenne guardi il mondo come un grande puzzle, ad ogni tassello attribuisci un opportunità e ti senti pronto in ogni momento per spiccare il volo.
Poco importa se nella tua vita possiedi già delle certezze, vuoi fare ciò che ti pare, inseguire i tuoi sogni, e se ti svegli una mattina con la voglia di partire, nemmeno i pianti di una mamma preoccupata riescono a fermarti.
Mi sono ritrovato così da nord a sud in meno di una notte, ma non è stato un lancio nel vuoto, avevo una meta da raggiungere e al termine del viaggio c’era già qualcuno ad aspettarmi.
Mia nonna è stata per me una seconda mamma, mi ha ospitato per diversi mesi, e per guadagnarmi vitto e alloggio cercavo di aiutarla in tutti i modi possibili, mi rendevo utile e mi improvvisavo tuttofare, in attesa di un lavoro stabile.
In una zona di campagna, dove abitavo, puoi essere sicuramente utile nei terreni e quella era l’unica occupazione che ero riuscito a trovare.
Quando mi pagavano pensavo che avrei guadagnato di più in un ristorante, anche con le sole mance, ma quello c’era e di quello mi dovevo accontentare.
L’inverno era alle porte e il lavoro cominciava a mancare, i miei risparmi stavano per finire e mia nonna non poteva sostenermi economicamente, chiesi quindi aiuto ad un mio caro zio.
Tra tutti e tre era quello che se la passava peggio, ma possedeva una ricchezza enorme, una bancarella lunga più di sei metri.
Era un uomo d’affari, uno di quei giovanotti cinquantenni che ti vendono chincaglierie la domenica mattina in piazza, in quell’evento meglio conosciuto come”mercatino dell’usato”.
“Caro zio, finalmente hai un socio!”
Mi sono infiltrato più o meno illegalmente nella sua azienda e non ho perso l’occasione per diventare il suo più stretto collaboratore, avremmo diviso quella bancarella e avremmo guadagnato milioni di euro!
Ero sprovvisto però della materia prima, mi servivano prodotti da vendere alle persone, le uniche cose che possedevo erano i miei indumenti “grandi firme” e una vecchia Fiat Punto arrugginita, mia fedele compagna di viaggio.
Se anche tu hai avuto dei nonni conservatori, sai benissimo quanta roba possono accumulare nel corso degli anni. Rischieresti di essere malmenato se provi a sussurrargli: “A che serve sta roba? Buttala via!”
Mia nonna aveva un’intera camera dedicata a questa usanza, c’erano più cose in quella stanza che non in tutto il resto della casa.
Andai da lei in punta di piedi a chiederle se potevo prendere alcune cose e provare a venderle per guadagnarci un po’ di soldi.
“Prendi quello che vuoi, queste cose non le uso più da tempo oramai…” mi disse. (Non potevo crederci)
Avevo scelto parecchi oggetti, alcuni erano decisamente particolari, altri così normali che pensavo non si sarebbero dimostrati per nulla interessanti, ho preso tutto ciò che era ancora in buone condizioni ed ero pronto per il primo giorno di quel nuovo lavoro, non vedevo l’ora.
E fu un successo, ero riuscito a vendere tante cose che fino a quel momento erano rimaste là, accantonate in quella stanza, avevo realizzato il desiderio di qualcuno e avevo guadagnato più di quanto pensavo, alcune centinaia di euro in pochissime ore.
Purtroppo però, più che un lavoro sembrava soltanto un hobby, e io non potevo dedicarmi ad improvvisare mercatini, non potevo lavorare tre o quattro ore a settimana.
Nessuno mai mi avrebbe garantito uno stipendio, avevo bisogno di un impegno a tempo pieno, da mattina a sera e per trenta giorni al mese.
La mancanza di un’occupazione stabile non faceva altro che recarmi stress e confusione, scambiavo il giorno con la notte, dormivo fino a tardi e quando mi svegliavo, l’orologio e l’appetito suggerivano tutt’altro che una tazza di caffè.
Passavo notti intere al computer, cercavo disperatamente la proposta di un impiego, già da troppo tempo mi sentivo un buon a nulla.
Finché un giorno, dopo l’ennesima ricerca, mi sono imbattuto quasi per sbaglio in un blog.
Il titolo attirò la mia attenzione come quando un topolino incontra un pezzo di formaggio.
“Aprire un mercatino dell’usato”
L’argomento mi suonava familiare…
Non si parlava di clessidre, vecchie monetine e bancarelle improvvisate, ma di dare vita ad un negozio vero e proprio, nel quale altre persone potevano portare e vendere tutto ciò che avevano e che non utilizzavano.
Quell’idea si era fatta strada nella mia testa, sentivo che era l’occasione giusta e anche se sapevo che non sarebbe stato facile dovevo provarci, dovevo farmi forza e accettare quella sfida.
La preoccupazione era parecchia e una domenica mattina in piazza non poteva definirsi un’esperienza, i miei familiari e i miei amici erano scettici e non credevano nel successo di questo mio progetto.
Non mi interessava, io volevo il mio negozio a tutti i costi, volevo dare alle persone un’opportunità, volevo vendere per loro tutto ciò che in casa loro stava solo a prendere polvere.
Ho trovato un locale più o meno adatto e dopo aver distribuito i primi volantini, ero pronto per partire.
Ricordo ancora quella sera, durante l’inaugurazione. Molte persone incuriosite, alcuni amici, i loro auguri e un negozio semi-vuoto, occupato soltanto da qualcosa che non mi serviva e da alcuni mobili recuperati da un trasloco.
Ma non mi importava. Stavo lanciando un preciso messaggio, stavo offrendo alle persone la soluzione a un problema.
E in poco tempo in molti sposarono la mia iniziativa, in pochi mesi avevo riempito tutti gli scaffali, giorno per giorno conoscevo un cliente nuovo che, entusiasta del sistema, mi portava le sue cose.
Libri, strumenti musicali, videogiochi, vecchi giradischi, oggetti per la casa, porcellane, piatti, servizi di cristallo, quadri, lampadari, attrezzi da lavoro, perfino piante grasse. Di tutto.
Il rapporto con i miei clienti era fantastico, quando venivano a trovarmi erano ansiosi di sapere se ciò che avevano portato era già stato venduto e se potevano riscuotere un rimborso.
Se trovavano qualcosa da comperare se ne uscivano con merce in busta e soldi in mano, dopotutto, dov’è che puoi acquistare senza spendere, anzi guadagnare?
Ci son voluti ben due anni per accorgermi però, che qualcosa non andava. La merce non mancava, i clienti tantomeno, l’idea piaceva a tutti, ma i problemi erano altri.
Avevo trascurato gli aspetti più importanti. Avevo fretta di partire, di cominciare a lavorare, non avevo riflettuto a sufficienza sulla scelta del locale giusto e su ciò che mi serviva più di ogni altra cosa, lo spazio.
Cento metri quadri sembravano infiniti, non credevo di riempirli in poco tempo, i prodotti erano tanti e più ce n’erano, più me ne arrivavano.
Il problema che risolvevo ai miei clienti, aiutandoli a fare spazio in casa loro, era arrivato anche da me, che di spazio per esporre quei prodotti ne avevo sempre meno.
Gli oggetti si trovavano ammassati uno sull’altro, posto non ce n’era neanche solo per passare.
Gli articoli così perdevano di valore, l’esposizione era sempre quella, gli oggetti sempre gli stessi, sistemati allo stesso posto, sempre allo stesso modo. Si era creato un ambiente statico e noioso.
Mi ero reso conto che non potevo rimanere sempre dietro al bancone, fare l’impiegato circondato dalle scartoffie, e aspettare che qualcuno mi portasse nuovi articoli da vendere.
Mi ero prefissato che per dare un aspetto migliore a quel negozio dovevo rinnovarlo costantemente, dovevo spostare quegli articoli una volta ogni tre o quattro giorni. Molte domeniche, a porte chiuse, le impegnavo così, avevo trovato un passatempo alternativo al divano e alla tv.
Immagina la tua casa, i tuoi mobili e i tuoi oggetti sistemati dove sono ora. Immagina di spostarli, di cambiargli posizione, di ribaltare tutto e poi rimettere a posto. Immagina di farlo spesso, e di non avere tempo per nient’altro.
Questo era quello che facevo, e tutto sommato mi ci divertivo.
Il mio impegno però non era sufficiente, i miei sforzi erano inutili, quel negozio era diventato simile ad un magazzino in stato di abbandono, c’era molta confusione, non potevo mascherarla e i miei clienti se ne accorgevano.
Di conseguenza, le vendite diminuivano.
C’erano però alcune cose che aumentavano; le tasse.
Tutt’a un tratto mi arrivò una raccomandata, sbucata fuori dal nulla, era la mia amica Iva, ed era un po’ arrabbiata con me perché da molti mesi non aveva mie notizie.
Non potevo certo dirgli che stava andando tutto per il verso giusto, mi sentivo con le spalle al muro e avevo la sensazione che il mio sogno stesse diventando un incubo.
Confidandomi con le persone a me più care, gli unici consigli che mi venivano dati erano “fuggi finché sei in tempo…”, “lascia stare, le cose non cambiano…” e “più vai avanti e più la situazione peggiorerà”.
Mi sentivo in purgatorio, stavo per dire a tutti i clienti che non avrei potuto più ritirare nulla, in quanto da lì a breve avrei abbassato per sempre quelle serrande.
Lo stavo per dire anche a Loreta, una mia cliente, che sapeva delle mie difficoltà e che passò a trovarmi, per dirmi che suo nipote aveva cessato la sua attività e il locale nel quale lavorava era tornato libero.
Anche se stavo per mollare tutto decisi di dare un occhiata più da vicino a quel negozio e di prendere un appuntamento con il proprietario.
Mi sono accorto fin da subito che quel posto era diverso, migliore, molto luminoso, aveva due ampie vetrine fronte strada, era grande più del doppio di quello in cui già mi trovavo e che mi stava trascinando verso il baratro.
Le sue caratteristiche mi avrebbero permesso di gestire meglio la disposizione delle cose, avrei potuto montare molti più scaffali, avrei potuto appendere quadri e lampadari ovunque, tutti gli articoli si sarebbero trovati nel posto giusto, sarebbero stati ordinati e avrebbero acquisito il valore che meritavano.
Sarei riuscito a creare un percorso ideale per i miei clienti, che potevano visionare e valutare con tranquillità ciò da cui erano attratti, e tutto sarebbe stato incredibilmente perfetto.
La speranza di una svolta, la seconda chance per tornare a vivere con passione il mio lavoro, ben presto prese il posto di sconforto e depressione che mi si era generata intorno e che mi coinvolgeva sempre di più.
Al diavolo le tasse, prima o poi le avrei pagate, la mia missione era più importante.
Decisi di tentare il tutto per tutto, in fondo non mi era rimasto nulla da perdere.
La speranza e il coraggio di credere che tutto sarebbe andato per il meglio mi hanno spinto a direzionare le mie ultime risorse in questa nuova opportunità.
Non mi importava delle difficoltà che avrei incontrato, ritrovarsi a gestire un negozio ben più grande sarebbe stato sicuramente più difficile di quanto ero abituato a fare.
Dopo le ennesime formalità mi sono dato subito da fare, ricordo ancora quel Natale, passato con utensili e secchi di pittura.
I miei familiari mi telefonavano in continuazione ma io non c’ero per nessuno, non vedevo l’ora di finire quei lavori, dovevo inaugurare il nuovo anno nel mio nuovo mercatino dell’usato!
Mi sono dedicato al trasloco e ho informato i miei clienti del trasferimento, la voglia di risollevarmi era fortissima e non mi faceva percepire in nessun modo lo stress di quei giorni.
L’ombra di un fallimento si trasformò in una rivincita, e ben presto le mie speranze erano diventate certezze, ero riuscito a portare quegli oggetti un posto giusto, a impreziosirli e a renderli unici e speciali.
I miei clienti ne furono entusiasti, le vendite cominciarono a decollare e quando dovevo emettere un rimborso mi sentivo un vero e proprio Bancomat, tutti quanti erano estremamente soddisfatti della nuova esposizione, è stato senza dubbio il periodo più indimenticabile della mia vita.
E non è ancora terminato, sono passati già cinque anni e ad oggi scrivo queste righe pensando a dove potrei essere, se quel giorno non avessi deciso di lanciarmi, di guardare al futuro valorizzando il passato, e di non lasciare che i miei sogni rimanessero chiusi a chiave in un cassetto.
Chiudo questa mia breve storia prendendo in prestito una frase da Stephen Hawking, celebre cosmologo britannico;
“Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi.”
Non passa giorno che io non pensi a dove sarei oggi se quel giorno non avessi scelto di concedermi una chance, e di concedere una chance a tutto ciò che giace abbandonato chissà dove.
Un prodotto o un oggetto che non viene utilizzato, che viene accantonato in mezzo a tanti altri in qualche luogo, in qualche stanza o in qualche scantinato, diventa inevitabilmente un emerito rifiuto per chi non sa che cosa farsene.
Si trasforma però in qualcosa di prezioso, di inestimabile valore per chi lo sta cercando e non sa dove trovarlo, e che è disposto ad acquistare a peso d’oro.
Per troppo tempo siamo stati condizionati a pensare ad un oggetto di seconda mano come a un qualcosa che non ha valore, e di conseguenza ad attribuire a quel prodotto il termine “rifiuto”, che è un concetto relativo e mai assoluto.
Oggi anche tu hai l’opportunità per trasformare tutto ciò che non ti serve più in qualcosa di valore, portando i tuoi oggetti in un negozio adatto, che li trasformerà in preziosi cimeli ricercati.
Fai spazio in casa tua, liberati da tutti quei prodotti che raccolgono soltanto polvere e trasformali in monete e banconote di valore, che ti permetteranno di acquistare tutto ciò che in un prossimo futuro ti servirà davvero.
Trasforma i tuoi “rifiuti” e comincia a guadagnare soldi nuovi, il tuo nuovo bancomat è qui!